lunedì 20 gennaio 2014

Le spese maggiori registrate in ortopedia e in cardiologia

Per la prima volta, un nuovo rapporto del Ministero della Salute, in collaborazione con Regioni e Agenas, l’Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali, ha monitorato gli acquisti di dispositivi medici effettuati dalle
strutture sanitarie nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Circa 70mila i dispositivi rilevati dal «Flusso informativo sui consumi» istituito con decreto ministeriale nel 2010. I dati sono suddivisi sia per categoria del dispositivo e specialità cliniche sia a livello nazionale, regionale e di azienda sanitaria. È una mappatura ancora incompleta, perché non tutte le aziende sanitarie locali hanno fornito le informazioni, ma già i risultati confermano che si spende soprattutto per i «Dispositivi protesici e impiantabili» e i «Dispositivi per
l’apparato cardiocircolatorio». Obiettivo del rapporto non è solo il monitoraggio della spesa sostenuta dalle strutture sanitarie che, peraltro, consentirà di individuare i prezzi praticati per singolo dispositivo, rilevando le
eventuali discrepanze.
CONFRONTO - «La disponibilità di tecnologie sanitarie sul mercato, la loro effettiva utilizzazione da parte delle strutture sanitarie, nonché la valutazione dei risultati ottenuti sono strumenti che consentono anche di monitorare l’accesso alle prestazioni e alle terapie sull’intero territorio nazionale - commenta Marcella Marletta, a capo della Direzione generale “Dispositivi medici, servizio farmaceutico e sicurezza delle cure” del Ministero della Salute -. Questo patrimonio di informazioni, inoltre, consentirà lo scambio di
esperienze all’interno della stessa Regione e con le altre. Non può esistere miglioramento, infatti, se non si misurano le performance e se non si procede a un confronto reale, fornendo a tutti gli operatori del Servizio sanitario elementi per mettere in atto processi di autovalutazione e di programmazione».
VANTAGGI - Ma quali saranno i vantaggi pratici? La singola azienda sanitaria, per esempio, può confrontarsi con le altre Asl del Servizio regionale sul costo sostenuto mediamente per l’acquisto di un determinato dispositivo medico; oppure,ì può visualizzare i primi cento dispositivi che a livello aziendale hanno maggiore incidenza di spesa; o ancora, può mettere in evidenza quei dispositivi medici i cui costi variano da un mese all’altro. La Regione, poi, può indagare le tipologie che comportano maggior spesa nel
territorio di sua competenza,ì e può confrontarsi con le altre Regioni secondo questo o altri criteri. Dal rapporto del Ministero della Salute emerge, per esempio, che i prezzi praticati per determinati dispositivi cambiano anche sensibilmente da Regione a Regione: ciò - segnalano gli esperti - può essere anche dovuto a una diversa «copertura» dei dati, ma pure alla presenza nel territorio di strutture pubbliche ad elevata specializzazione. «Strutture specializzate in ortopedia o cardiochirurgia, per esempio, possono utilizzare
una gamma più ampia di dispositivi - chiarisce la dottoressa Marletta -. Trattando un numero elevato di casi, le strutture specializzate necessitano infatti di una varietà maggiore di dispositivi adatti ai diversi tipi di trattamento oppure d’intervento».
REGIONI - Intanto, un recente decreto del Ministero della Salute, ora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni, stabilisce che il monitoraggio delle grandi apparecchiature, sia diagnostiche sia terapeutiche, presenti nelle strutture sanitarie, già avviato nel 2011 in modo sperimentale, rientrerà tra gli adempimenti che le Regioni sono tenute a rispettare per poter accedere ai finanziamenti integrativi nell’ambito del riparto del Fondo sanitario nazionale. Le Regioni saranno quindi tenute a comunicare al ministero tutte le informazioni relative a età, caratteristiche tecniche, collaudi, manutenzione, costi di queste grandi apparecchiature, che servono alla diagnostica per immagini (per ecografie, radiografie e mammografie), ma anche per curare
malattie, come gli acceleratori lineari per trattamenti radioterapici o i sistemi robotizzati per la chirurgia endoscopica. Le Regioni dovranno inoltre specificare al Ministero della Salute come questi apparecchi vengono utilizzati nella pratica clinica.      19 gennaio 2014    M. G. F.

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